Sui contratti di convivenza aumentano le perplessità

da | 11 Giu 2016 | famiglia, politica

Il Ministero degli Interni, con propria circolare n. 7/2016, avente testualmente ad oggetto “Prime indicazioni sugli adempimenti anagrafici in materia di convivenze di fatto“, indirizzata alle articolazioni territoriali del Governo, affronta alcuni punti della legge  20 maggio 2016, n. 76 senza purtroppo dissipare importanti dubbi.

Già vari autorevoli interpreti, ed anche il ben più modesto sottoscritto nel breve commento pubblicato su questo sito in data 13 maggio 2016 (Le unioni civili dividono prima di unire), avevano segnalato i gravi problemi che le scelte in materia di pubblicità del legislatore (registri affidati ai Comuni, competenza non esclusiva dei Notai) rischiavano di determinare non solo per l’istituto in oggetto ma per l’intero sistema-Italia.

Le indicazioni ministeriali confermano questi timori. In particolare, a scopo illustrativo e non didattico, si rappresentano le principali criticità.

Nessun cenno – neppure nella circolare – viene fatto alle modalità di conservazione in capo ai non-Notai. Si parla di un generico obbligo di invio della copia, ma il vero, unico, autentico (rectius: autenticato..) contratto, dove e a chi rimane? E se rimane all’avvocato, cosa accade quando questo cessa dalla professione? Nel caso dei Notai subentra l’Archivio Notarile (soggetto terzo dipendente direttamente dal Ministero di Giustizia: si evitino dei folli accostamenti già visti con Ordini vari), e nelle altre ipotesi?

La legge obbliga il professionista che cura l’atto ad attestarne la conformità alle norme imperative e all’ordine pubblico. Chi ne verifica la correttezza dell’operato? Quis custodiet ipsos custodes? Per i Notai vi è il controllo ogni circa due anni dell’Archivio Notarile (anche qui, e si rilegga quanto sopra) che può censurare e sanzionare duramente eventuali errori di diritto; il non prevedere (perchè..non esiste!) un analogo meccanismo da un lato danneggia la libera concorrenza tra professioni (qualcuno è controllato; qualcuno no), dall’altro apre le porte al rischio di inadeguatezze giuridiche prive di verifiche.

Circa i profili fiscali la circolare tace. Vi è registrazione? E bollo? E le copie? Chi deve curare eventuali trasmissioni (e pagamenti) all’Agenzia delle Entrate? Si confida che almeno quest’ultima dia un riscontro sul punto.

Ancora, un quesito di natura territoriale. La norma, e la circolare, parlano genericamente di avvocati: sono assimilati anche quelli di altri ordinamenti stranieri, magari comunitari? In questo caso chi verifica il titolo del professionista? Vi è la possibilità di stipulare contratti di convivenza anche all’estero?

Si potrebbe procedere ancora a lungo, ma tutto conferma la primissima valutazione, che ripeto, ritenendo la cosiddetta “Cirinnà” una legge frettolosa, scritta male e che alimenterà enormemente il contenzioso dei Tribunali italiani con conseguente paralisi della Giustizia. Non è mio compito dare giudizi politici circa la necessità e l’urgenza di intervenire nella materia, invocata da molti: ma quando si legifera, soprattutto in temi delicatissimi, bisogna essere capaci di farlo.

E’ fondamentale pertanto ora indirizzare le scelte dei cittadini nella giusta direzione, evidenziando i profili – alcuni ivi citati, altri ancora da ricostruire – di rischio del nuovo istituto per potere “convivere serenamente”. L’ausilio di avere copie autentiche di originali conservati per sempre (oltre la durata di un amore: perché quando questo finisce è importante sapere dove andare a chiedere il primo e immodificabile atto, anche se il professionista che l’ha ricevuto non è più in esercizio); il valore di titolo esecutivo che ha solo l’atto notarile (anche per obbligazioni di rilascio – ad esempio di un immobili occupati da un ex-convivente – ai sensi dell’art. 474 c.p.c.); la serenità di un controllo serio e successivo circa quanto si è firmato: sono solo alcuni degli elementi che cercano di sopperire ad un sistema nato monco.

Nella speranza che sia giurisprudenza e – un più attento e capace – legislatore a rimettere mano alla normativa, mi permetto un ultimo inciso. E’ remoto da me alimentare la “guerra tra professioni”. Non mi interessa e ritengo sia una scelta perdente per tutti. Ho improntato la mia esperienza di uomo – prima ancora che di Notaio – al rispetto di ogni attività (lecita..); quotidianamente ho la fortuna di confrontarmi, nel mio campo, con commercialisti, avvocati, magistrati, cancellieri, preparati e che mi arricchiscono professionalmente. Proprio per questo ritengo sia necessaria una netta distinzione di competenze e capacità, perché nella promiscuità lavorativa si finisce per indebolire ogni singolo operatore del sistema e – alla fine – il sistema stesso. La concorrenza non è un valore: lo sono giustizia e certezza del diritto. Scegliamo con attenzione quale Paese vogliamo, oltre i miseri interessi del momento, perché dobbiamo viverci e magari crescerci – chi può – i propri figli.

Fabio Cosenza

Notaio

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