L’opera drammatica “Sei personaggi in cerca d’autore” è probabilmente una delle più note di Luigi Pirandello. E nella nostra tragica contemporaneità il tema sembra essere passato dall’arte al mondo di diritto e finanza con Istituzioni – un tempo autorevolissime – che pare si reinventino allargandosi in attività ben lontane dalla loro genesi nel tentativo – abdicato il loro originario ruolo – di sopravvivere.
La vicenda che tanto lascia perplessi è strettamente connessa all’ormai prossima entrata in vigore dell’obbligo della levata del protesto degli assegni con modalità telematiche (il tutto come introdotto, disciplinato e regolamentato dal decreto legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, regolamento MEF approvato con decreto n. 205 del 2014;regolamento del Governatore Banca D’Italia del 22 marzo 2016 pubblicato in data 30 aprile 2016).
Ecco quindi che la Banca d’Italia – in verità ed in origine controllore del sistema con facoltà normativa – si è “reinventata” fornitrice del servizio – in concorrenza con gli altri pubblici ufficiali (in primis i Notai) che operano nel settore della levata dei protesti, realizzando autonomamente una propria procedura informatica a ciò dedicata. Non solo: via Nazionale ha anche proceduto a modificare l’art. 45, n. 3 della legge assegni, estendendo la competenza dalle – iniziali – sole stanze di compensazione (operanti esclusivamente sulle piazze di Milano e Roma) all’intero territorio nazionale (la dichiarazione sostitutiva del protesto può essere infatti effettuata sulla basa di “richiesta da un Banchiere che si avvale di sistemi di pagamento da essa gestiti”).
In breve, non solo il soggetto che dovrebbe controllare il settore interviene – commercialmente – nello stesso, ma ne cambia anche – pro-domo sua – le regole. Come un arbitro che si mette a giocare durante una partita di calcio, un pilota di F1 che impone agli altri di correre in triciclo, un vigile urbano che vende autovetture garantendo l’immunità dall’autovelox, et coetera.. E tutto questo quando quel medesimo soggetto controllore proprio nel suo esclusivo settore di vigilanza negli ultimi anni ha mostrato una disattenzione che vogliamo – solo per senso di responsabilità – declinare nella sfortuna, con istituti di credito improvvisamente scoperti fragilissimi i cui costi di salvataggio (qualcuno ha detto banche venete?) sono stati posti a carico dell’intera collettività.
In tutto questo – lo dico con un vivo orgoglio, pur non operando nello specifico settore – il Notariato non è stato inerte, dando un immediato riscontro. Il Consiglio Nazionale ha infatti incaricato Notartel s.p.a. di realizzare una piattaforma telematica che consenta di eseguire il protesto (o la dichiarazione di non protestabilità) con strumenti interamente informatici e l’uso della firma digitale. In breve il Sistema Trasmissione Assegni Digitali (STAD) realizzato dal Notariato è un portale di trasmissione verso ogni singolo Notaio (identificato tramite il proprio codice fiscale), che potrà prelevare la Distinta digitale di trasmissione degli assegni al protesto – in questo caso la distinta conterrà tutti gli elementi per la levata del protesto – e provvederà a restituire il titolo protestato ovvero corredato della dichiarazione di non protestabilità attraverso lo stesso portale in diretta relazione con gli istituti bancari. Un’ennesima dimostrazione della modernità del Notariato e della sua capacità di essere al passo con le innovazioni – sociali e giuridiche – del Paese, agendo altresì come propulsore nei propri settori di riferimento.
Concludendo, rimane l’amarezza nel constatare la devianza dal proprio ruolo istituzionale di quelli che dovrebbero essere veri e propri pilastri della Repubblica. E’ comprensibile il tentativo di trovare nuovi ruoli e spazi da parte di Banca d’Italia a seguito del ridimensionamento conseguente all’egemonia nel settore della Banca Centrale Europea; è tuttavia altrettanto inaccettabile che ciò avvenga invadendo in senso commerciale il medesimo ambito nel quale si deve vigilare, con un inevitabile storno di risorse che potrebbero (e dovrebbero!) essere meglio impegnate nell’attività di controllo.
Popolare di Lodi, Antonveneta, Monte Dei Paschi di Siena, Banca Marche, Casse di Risparmio di Ferrara e Chieti, Popolare dell’Etruria, Popolare di Vicenza, Banca Veneta, sono solo i più recenti casi – negli ultimi anni – di lacunosa (per non dire omessa) vigilanza da parte di Banca d’Italia. I costi pagati da tutti noi sono cronaca quotidiana, con istituti di credito salvati ed ospedali chiusi. Ciò che serve alla Repubblica da parte delle proprie Istituzioni sono più controlli e meno affari.
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