Si affaccia la crisi?

da | 21 Ago 2019 | politica

Diceva Agata Christie che “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova“. La frase rischia di descrivere l’attuale situazione di incertezza economica – ancora prima che politica – dove tanti (troppi?) elementi rischiano di anticiparci un futuro non proprio roseo. E qui, come stiamo per vedere, gli indizi sono anche più di tre.

Il primo viene dal cuore dell’Europa, quella Germania non più locomativa continentale e che ha visto il PIL del secondo trimestre in calo dell0 0,1%. Un dato misero – si potrebbe commentare – ma che è bastato per fare scattare l’allarme a Berlino, anche alla luce delle previsioni per i prossimi tre mesi, che non sono al momento positive.

Il secondo, forse più banale ma non meno indicativo, arriva dall’altro lato dell’Atlantico, con una dimunizione inizio anno della vendita dei camper (proprio dei camper) di circa il 20%. Questa flessione ha storicamente – gli ultimi tre casi lo testimoniano – anticipato la recessione ed oggi non aiuta a contenere la paura.

E sempre negli USA – e siamo a tre – si aggira il fantasma del rendimento dei titoli di Stato, con quelli a dieci anni attestati a valori inferiori rispetto agli omologhi a scadenza biennale.

Per quarto il dato domestico, dove a tracciare la linea è sempre il mercato immobiliare, con un crollo delle richieste di mutui a giugno superiore all’11%, e questo nonostante i tassi rimagano a livelli minimi.

Il tutto in un contesto nazionale e oltre eufemisticamente complesso, con il Governo Conte dimissionario, la guerra dei dazi fra Cina e USA, la Brexit irrisolta, le proteste ad Hong Kong che agitano i mercati asiatici.

Siamo a ben quattro indizi, ben oltre ai tre richiesti dalla regina del giallo: dobbiamo quindi preparci alla recessione?

Il rischio concreto – inutile essere sprovvedutamente ottimisti – è presente e una certa accortezza in questa fase si impone. Ciò nonostante dobbiamo cercare di vedere anche i segnali positivi che, seppur nascosti, ci sono.

I tedeschi hanno ormai ben chiaro che di austerità si muore e non si salva l’Europa, e – come ha confermato il vice Cancelliere Olaf Scholz – sono pronti ad allargare i cordoni della borsa, indebitandosi (anche alla luce dei tassi praticamente negativi di cui beneficiano) fino a 50 miliardi. E se la Germania riprende respiro possiamo sperare che a cascata l’intero Continente possa beneficiarne. Non solo; un atteggiamento più permessivo di Berlino sul debito non può che essere sfruttato pro domo sua anche dalla nostra Italia, che deve necessariamente scongiurare l’aumento IVA già programmato.

I camper sono strumenti di viaggio di un certo fascino (anche se – sono sincero – da me mai provato) e la contrazione delle loro vendite, come sopra ricordato, ha una sinistra ricorrenza storica, ma nel 2020 negli USA si deve votare e Trump, che ha costruito l’intera sua narrazione politica sul “Make America great again”, non può permettersi una crisi economica a dodici mesi dal voto. Il presidente statunitense ha già infatti iniziato a sbraitare contro la FED, invocando anche a Washington l’utilizzo di strumenti come il “quantitative easing” e alla fine non potrà che essere accontentato. E questa considerazione vale anche per il dato dei titoli di Stato a stelle e strisce.

Ci tocca più da vicino, invece, il calo dei mutui che però deve essere – ad oggi – analizzato anche alla luce di altri elementi. In primis la contrazione generale è fortemente condizionata dal crollo delle surroghe e delle portabilità (cioé passaggio a nuovo istituto con liquidità ulteriore), dovuta ad un ormai definitivo livellamento (in basso) dei tassi che ha ormai reso inutile (impossibile?) la concorrenza fra istituti di credito. In secondo luogo l’aumento degli importi mediamente richiesti per ogni singola operazione, a testimonianza di una certa disponibilità all’erogazione da parte delle banche. Inoltre rasserena l’aumento dei richiedenti under30 (dal 13,6 al 14,4% del totale) e il rifinanziamento del fondo prima casa, vero e proprio volano per il mercato immobiliare.

Questa ricostruzione può farci sperare che la tempesta possa ridursi ad pioggerellina ma non deve indurci a lasciare a casa l’ombrello.

L’Italia deve agire nel più breve tempo possibile per non rimanere bloccata nella recessione.

Sicuramente ciò che innanzitutto occorre è un Governo nel pieno delle proprie potestà che possa agire; che per avere ciò si passi tramite nuove elezioni o diversi accordi nell’emiciclo parlamentare è irrilevante in questa sede, ma non rinviabile.

L’Esecutivo dovrà poi necessariamente contrattare in Europa un rinvio delle misure d’austerità più deleterie, in primis l’aumento IVA, evidenziando come tutto il Continente sia in crisi e di tagli si muore. A fronte di questo è ovvio – ed equo – che vi siano interventi anche sulla spesa corrente ma, parere personale, evitando le solite privatizzazioni (leggasi regali ai soliti noti) o tagli – veramente poco incisivi – ai classici costi della politica (la democrazia costa e l’alternativa, a buon mercato, dell’uomo solo al comando vi assicuro che è peggio). Non è però mio interesso in questo momento riproporre ricette normative (ed economiche) con cui ho già lungamento modo di tediare chi ha la pazienza di leggermi.

Mi preme, in vero ed in breve, rimarcare che se avremo un Governo nel pieno delle funzioni capace di agire immediatamente non dobbiamo avere timori. Nel mentre è sicuramente opportuno valutare spese e progetti futuri, ponderando il superfluo ma ricordando che si sono voci di uscita che sono in verità investimenti: il mattone, soprattutto in un periodo di tassi ai mini, che costano quanto un canone locativo ma lasciano un bene per il futuro; le nuove attività, con idee serie, business-plan concreti, enorme forza di volontà e le possibilità dei finanziamenti anche a fondo perduto di tanti bandi locali e comunitari; e..i figli, perché come diceva Winston Churchill non c’è migliore investimento, per una comunità, che mettere latte dentro ai propri bambini.

Fabio Cosenza

Notaio

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