“L’amore ai tempi del colera” è il titolo di un capolavoro del premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez con cui non posso esimermi dal giocare, in questo articolo che vuole parlare del.. Notaio ai tempi del coronavirus. Certo, lì si romanza una storia lunga e tormentata ma mai disperata e qui rimaniamo ancorati a clausole contrattuali, compravendite in calo ed un Paese in preda alla psicosi, ma la letteratura ancora ci permette almeno di sorridere.
Scendendo quindi a livello pratico si deve evidenziare come ci siano tre profili che interessano la nostra attività: il ruolo (e gli obblighi) del singolo Notaio, le prescrizioni nelle zone del contagio e le prospettive economiche generali.
Ogni Notaio – come noto – è vincolato ad una sede (un Comune) dove opera e dove deve aprire il proprio ufficio, con obblighi di assistenza settimanali (ferma la possibilità di aprire un ufficio secondario all’interno del territorio della propria Corte d’Appello).
Il legale fra il Notaio e la propria sede è così stringente che la Legge Notarile prevede, all’art. 142 lett. c), che l’eventuale abbandono della sede “in occasione di malattie epidemiche o contagiose” (cit.) è punito addirittura con la destituzione.
La citazione è decisamente puntuale alla situazione odierna, con un morbo (il famigerato COVID-19) che pare caratterizzarsi non tanto per la sua capacità letale quanto per una importante contagiosità.
E così mentre – inter alia, nella zona rossa – si chiudono le attività commerciali e si dispone la sospensione dell’attività dei pubblici uffici (salvo per i servizi essenziali) i Notai sono chiamati a rimanere al loro posto. In verità l’intero contenuto del nuovo decreto cosiddetto “coronavirus” firmato il giorno 1 marzo 2020 induce a ritenere che anche il ministero notarile sia da ritenersi interdetto là dove la situazione è più preoccupante, ed esattamente in Lombardia nei Comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini; in Veneto nel Comune di Vò), per l’esigenza ultima di tutelare il bene supremo salute pubblica.
Nella zona gialla, invece, dove le misure di contenimento (comunque importanti) sono meno drastiche il Notaio deve rimanere in loco e non cedere al timore del contagio. Il decreto prevede altresì indicazioni tecnico-sanitarie (quale la disponibilità di soluzioni disinfettanti per l’igiene delle mani negli edifici della pubblica amministrazione e nei locali aperti al pubblico) cui è opportuno adeguarsi anche all’interno dei nostri uffici. Nel dettaglio – e per portare un caso pratico – il nostro studio (organizzato in tre unità: Sasso Marconi, Sala Bolognese e Castel Maggiore; con due Notai) ha deciso di limitare i contatti fra i vari uffici, in modo, nella malaugurata ipotesi di contagio, di ridurre il rischio diffusione all’interno dell’organizzazione.
Ancora, alcune accortezze si impongono proprio in sede di stipula, dove è opportuno suggerire distanza fra i comparenti e ridurre la presenza alle sole parti necessarie: almeno in questo periodo, dunque, si dovranno evitare parenti, amici, consulenti e accompagnatori vari.
Se certamente ciascuno di noi è preoccupato per il proprio personale destino e timoroso di evitare la malattia non si può però dimenticare come drammatici siano anche i rischi per l’economia nazionale.
Il virus ha infatti – ad ora – colpito le zone più produttive del Paese, paralizzando gli scambi economici e la capacità industriale. Il turismo, voce importante del PIL tricolare, è in ginocchio e anche l’export risulta in frenata, complice il mancato arrivo – in particolare la Cina – di prodotti da assemblare e commercializzare.
I dati che giungono proprio dal già Celeste Impero non possono altresì che preoccupare, con un crollo delle transazioni immobiliari che ha toccato il 90%.
In Italia si ipotizza un calo del PIL pari allo 0,2%, ma è una stima che purtroppo dovrà essere ritoccata negativamente e che certifica un 2020 di recessione.
In questo scenario è necessario agire con celerità e ipotizzare misure decise a tutela dell’economia. Per il comparto immobiliare, in particolare, le strade su cui insistere sono chiare: alimentare il fondo prima casa, estendere gli strumenti fiscalmente agevolativi (come ad esempio il sismabonus), consentire una vera competitività fra imprese escludendo dagli appalti pubblici le SRLS sottocapitalizzate scatole vuote che aprono, non versano imposte e poi scompaiono. A livello tecnico-normativo si deve invece accelerare la digitalizzazione dei rapporti fra pubblici soggetti, che a livello notarile comporta, ad esempio, la trasmissione non cartacea di schede RGT testamentarie (si è in attesa del relativo regolamento), il Repertorio informatico, il deposito di atti a mezzo pec o consolle presso i Tribunali.
In conclusione, la situazione è sicuramente seria ma non deve condurci al dramma; soprattutto dobbiamo ricordare che ogni situazione di crisi, se c’è la volontà di cambiare, può portare nuovo slanci.
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