Nella lotta all’economia sommersa, dopo la guerra al cosiddetto segreto bancario, “il prossimo passo è rappresentato dal superamento del segreto societario, perché la trasparenza sui flussi finanziari tra soggetti residenti in Paesi diversi non è sempre sufficiente ad assicurare l’efficacia dell’azione di contrasto all’evasione fiscale internazionale“: così si è espresso lo scorso 28 giugno il Ministro dell’Economia Piercarlo Padon intervenendo alla cerimonia di chiusura dell’anno di studi 2015/2016 della scuola di polizia tributaria della Guardia di Finanza.
La ferma presa di posizione – che concorre con annunciate iniziative coordinate a livello di G20 sul tema – raccoglie un generale plauso, ma non si può sottolineare come, soprattutto nel recente passato nonché nell’odierno presente, ai buoni propositi siano seguiti soltanto cattivi esempi.
E’ stato solo all’ultimo, infatti, e grazie all’intervento di voci autorevoli (fra i tanti, sperando di non fare torti a nessuno, qui si citano e ringraziano: Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia; Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione; la senatrice del Partito Democratico Lucrezia Ricchiuti, membro della Commissione Parlamentare Antimafia; Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori) che si è – momentaneamente.. – scongiurata la paventata – nel DDL sulla concorrenza – eliminazione dell’omologa notarile in ambito societario, cioé proprio nel settore in cui il Ministro sostiene si debba intervenire in maniera più stringente.
Purtroppo, la voglia di “minori controlli” ha già investito il segmento delle start-up, dove il Ministero dello Sviluppo Economico – gestione Federica Guidi – a colpi di decreto si è inventato la costituzione senza Notaio; il Consiglio Nazionale ha presentato ricorso al TAR Lazio, confidando sia la magistratura amministratura a salvare il Paese dagli imprenditori prestati alla politica con troppi interessi di parte.
Tuttavia, non si vuole in questa sede bacchettare il passato bensì accogliere con favore e sincero interesse le parole del Ministro Piercarlo Padoan e valutare i necessari spunti in tal senso.
In primis, pertanto, non si può che auspicare l’eliminazione della previsione in tema di start-up: proprio nel segmento in cui si gioca il futuro dell’economia tricolore è fondamentale avere – fin dalla costituzione – un controllo pregnante che eviti infiltrazioni e fenomeni di opacità.
In secondo luogo è opportuno rivedere anche l’istituto delle cosiddette società a responsabilità limitata semplificata (SRLS) che con il loro atto costitutivo standard e l’assenza di onorari sono diventate il refugium peccatorum di prestanome, investitori senza nulla da investire, evasori seriali. Il vero contributo all’imprenditoria – soprattutto se giovanile – nasce da forme agevolate di accesso al credito, risparmi in termini di imposte e diritti annuali, maggiore celerità dei Registri Imprese. A tutto ciò, per evitare i fenomeni distorsivi sopra descritti (che finiscono per aggravare i costi della giustizia italiana) e per motivare direttamente l’imprenditore che gode di benefici, è opportuno coniugare una forma di responsabilità illimitata – eventualmente in capo a chi amministra – nella fase iniziale di vita della società.
Infine, nel citare direttamente trust ed altri – legittimi – strumenti giuridici di schermatura degli investimenti quali modalità con cui si perpetra il “segreto societario” da tenere monitorate, il Ministro introduce un tema su cui l’adesione non può che essere totale: si deve sapere chi investe, dove investe, come investe. E la trasparenza deve essere tanto netta quanto più elevato – per l’economia nazionale – è il livello in cui si opera. Un incentivo in tal senso può essere dato dalla sterilizzazione del diritto di voto delle partecipazioni di cui non sia manifesta la titolarità: fondazioni oscure, trust con beneficiari ignoti, società anonime in paradisi fiscali possono incassare utili ma non condizionare e decidere le sorti delle compagine in cui sono presenti. Diamo un valore alla trasparenza, per votare “bisogna metterci la faccia”.
Tre proposte per migliorare l’Italia, nella condivisione dell’eccessivo costo per l’intero sistema del, per citare il Ministro, “segreto bancario”. Si aspetta di vedere se questa volta alle belle parole seguiranno fatti concreti.
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