Il nuovo Codice degli appalti entrato in vigore lo scorso 19 aprile ha notevolmente rivoluzionato la precedente disciplina del d.lgs. 163/2006. Il testo contiene diverse novità, dovute anche all’adeguamento della disciplina italiana a quella europea attraverso il recepimento delle direttive 23/2014/UE, 24/2014/UE e 25/2014/UE.
A poco più di quattro mesi dall’entrata in vigore della norma vi è già chi sentenzia un fallimento del nuovo Codice, accusando una paralizzazione della procedura amministrativa. L’ANCE, associazione nazionale dei costruttori edili, attraverso le pagine de La Repubblica comunica la revisione delle proprie stime di crescita, infatti la precedente stima del 6% è stata rivista e valutata del 0,4%. Il crollo si deve soprattutto alla diminuzione di bandi di gara, a giugno il numero si è abbassato del 34,9%. Ad aprile, invece, vi era stata una vera e propria corsa per bandire nuove gare con la precedente disciplina, ottenendo in termini di valore un incremento del 50%.
Il 2016 doveva essere l’anno del rilancio edilizio e molto probabilmente non si rivelerà tale, lo 0,4% è una cifra esigua, che vede un rilancio minimo di un settore che ha sofferto più di altri della crisi economica che ha colpito il Paese e non solo. Il nuovo Codice, dal canto suo, sicuramente non ha giovato alla crescita e anzi ha bloccato di fatto quel delicato meccanismo che è la procedura amministrativa, tuttavia entrando nel merito del testo legislativo non credo si possa incolpare la nuova disciplina etichettandola come fallimentare.
La diminuzione delle gare, a parer mio, è un fattore fisiologico che si poteva prevedere a priori, la disciplina introdotta ha rivoluzionato un settore che già in precedenza soffriva di lungaggini burocratiche e paralizzazioni strutturali delle procedure amministrative. Si deve dare tempo, alle centrali di committenza, diminuite nel numero da questo Codice, per potersi organizzare e studiare al loro interno questo nuovo testo legislativo, analizzato cautamente anche dai più importanti studi legali del settore.
Il dottor Cantone, presidente di ANAC, durante un convegno tenutosi all’Università LUISS di Roma si è espresso sui dati negativi attribuiti al nuovo Codice degli appalti in cui ha definito il calo «ingiustificato per una serie di preoccupazioni che, specialmente nella pubblica amministrazione non hanno ragione d’essere, anche perché oggi le pubbliche amministrazioni possono muoversi con ancora maggiore discrezionalità».
Sicuramente il nuovo Codice degli appalti ha creato una certa confusione all’interno delle strutture della pubblica amministrazione, soprattutto dovuta agli importanti cambiamenti nelle procedure d’appalto. Tuttavia è necessario tenere presente che sono trascorsi solamente quattro mesi dall’introduzione del testo nell’ordinamento italiano e fare considerazioni in questo momento è chiaramente prematuro nonché ingiusto. Tale norma, nel lungo periodo, potrà risolvere i problemi che tediavano le pubbliche amministrazioni e ridefinire nuovi appalti caratterizzati da un iter procedurale più rapido, ma allo stesso tempo necessariamente assicurato da possibili fatti illeciti.
0 commenti