Una delle leggende metropoliane (ora pare si dica “fake news”) di maggiore diffusione millanta che i notai esistano solo in Italia. In verità, come in più sedi ripetuto e qui ben illustrato, il Notaio di tipo “latino” (come organizzato nella nostra penisola, con particolari riserve di competenze e ruolo di pubblico ufficiale) serve oltre il 60% della popolazione mondiale ed è presente in 22 Paesi su 28 dell’Unione Europea. Ancora, l’istituzione notariato è in fase espansiva, ed è stata – ad esempio – introdotta in Cina, super-potenza in costante crescita (economica e di influenza politica) alla scopera della nascita della classe media, quale alternativa al modello privo di tutele della common law white-anglosaxon-protestant.
Se tuttavia con l’istruzione è possibile combattere l’ignoranza, nulla pare possibile contro la malafade interessata, che dai piccoli affari di provincia giunge ad interessare anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Questa istituzione comunitaria con sede in Lussemburgo è stata infatti costretta – con una propria pronuncia datata 9 marzo 2017 – ad intervenire, non per la prima volta, in tema di notariato e relative riserva di competenze. La vicenda – evidentemente costruita ad arte – nasce dal ricorso di una cittadina austriaca che, con parecchio tempo da perdere ed una notevole tendenza alla litigiosità interessata, recatasi in Repubblica Ceca, dove si faceva autenticare – da un locale avvocato – una domanda di annotazione nei Registri Immobiliari austriaci, vedeva detta domanda respinta nei patrii confini in quanto carente di autentica notarile o da Tribunale. La ricorrente, in particolare, lamentava che la riserva di competenze a favore dei notai da parte della legislazione nazionale potesse costituire una violazione del diritto comunitario in materia di libera prestazione dei servizi.
La Corte di Giustizia è intervenuta puntualmente in materia chiarendo – si spera definitivamente – come “gli stati membri possono riservare ai notai la facoltà di autenticare le firme apposte sui documenti necessari per la costituzione o il trasferimento di diritti reali immobiliari“. Non solo: i togati con sede in Lussemburgo hanno altresì sottolineato come “tale condizione contribuisce a garantire la certezza del diritto quanto alle transazioni immobiliari e il buon funzionamento del libro fondiario”.
In breve, anche l’Europa – spesso citata a sproposito, soprattuto in tema di presunte liberalizzazione che in verità, come la sentenza testimonia, mai ha chiesto – riconosce la centralità del ruolo del Notaio per garantire la sicurezza dei traffici giuridici, primo incentivo per gli investimenti dall’estero e per la ripresa economica che tutti sostengono di volere aiutare. La politica nazionale – se veramente europeista – non può che prendere atto delle chiare indicazioni che giungono da Lussemburgo e Bruxelles e dare nuova linfa al notariato, arginando l’erosione di competenze e introducendo una tariffa – presente in tutto il continente – che garantisca qualità della prestazione e tuteli dagli eccessi i cittadini. L’ex Premier Enrico Letta titolò un suo libro “[…] Morire per Maastricht”: non chiediamo tanto al nostro legislatore, ma almeno di leggere le sentenze comunitarie e darne esecuzione piena ed organica anche in Italia.
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