Con la legge di bilancio 2017 è stato introdotto – in seno al d.P.R. n. 917/1986 (cd TUIR) – l’art. 24-bis, che concede l’opzione per l’imposta sostitutiva ai soggetti esteri che trasferiscono la residenza fiscale in Italia.
Tale nuova disciplina si configura in un quadro normativo più ampio volto a richiamare grandi capitali esteri in Italia; il nostro Paese, infatti, dopo essersi conquistato la nomea di Stato in cui trascorrere gli ultimi giorni di vita, considerate le basse aliquote delle imposte di donazione e di successione, ora cerca di attrarre i grandi contribuenti esteri.
All’appena introdotto regime fiscale possono aderire le persone fisiche residenti all’estero, che per nove anni degli ultimi dieci non siano mai risultati residenti fiscalmente nel territorio dello Stato; inoltre, per poter esercitare l’opzione devono essere rispettati, alternativamente, le condizioni dell’art. 2, comma 2, del TUIR.
L’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi è di euro 100.000 da versare, annualmente, in un’unica soluzione entro la data prevista per il versamento del saldo delle imposte sui redditi, e copre le imposte per tutti i redditi prodotti all’estero, mentre quelli prodotti in Italia verranno tassati in maniera ordinaria.
Si concede anche ai familiari, ex art. 433 del Codice Civile, l’opzione per l’imposta sostitutiva, quantificata in euro 25.000.
Nell’opzione il legislatore ha altresì previsto il cherry picking, ossia il diritto per il contribuente di escludere determinati redditi prodotti all’estero dalla portata dell’imposta sostitutiva. La dottrina tuttavia si è già espressa su questa possibilità, considerandola inutile, in quanto la conseguenza sarebbe quella di dover pagare le imposte su tali redditi in maniera ordinaria e richiedere il credito d’imposta per evitare la doppia tassazione.
L’opzione è della durata di 15 anni, non prorogabile, e può essere revocata una volta sola; in caso di mancata liquidazione dell’imposta sostitutiva è prevista la decadenza del regime applicato. Rientrano all’interno dei 100.000€ versati anche le imposte di successione e donazione sostenute all’estero durante tale periodo d’imposta.
Rimane un profilo d’incertezza, dovuto al rischio di una pronuncia di incostituzionalità, in quanto la norma viene considerata come un’opzione di tassazione dei redditi dei soggetti trasferiti in Italia, penalizzando di fatto i già residenti, violando cosi il principio della capacità contributiva.
Tale opzione si pone, quindi, come chiaro richiamo per i capitali di soggetti stranieri, e il provvedimento si posiziona all’interno di un più ampio progetto che ha come intento principale quello di rendere il Belpaese invitante dal punto di vista fiscale. Le ampie libertà fiscali rese dalle normative europee ai singoli Stati membri permettono e, allo stesso tempo, obbligano i singoli Paesi a una “guerra” al ribasso della pressione fiscale che li rende sempre più deboli. Stati membri, quali l’Irlanda e il Lussemburgo, hanno posto in essere politiche fiscali che hanno reso tali Paesi veri e propri paradisi fiscali all’interno dell’Unione europea, questo tema sarà, nei prossimi anni, all’ordine nel giorno dell’agenda della Commissione.
E’ notissima la battaglia delle Termopoli: 300 spartani (e anche qualche centinaio di alleati greci, sempre dimenticati) che – in una stretta gola – tengono testa a migliaia di immortali persiani, cedendo infine solo per un tradimento. Tralasciando la compagine epica un dato – militare – risalta subito: in guerra è necessario adattarsi al terreno su cui si combatte se si coltiva speranza di vittoria, e i compatti opliti di Leonida ben lo capirono contro le orde di Serse. L’alternativa? Trovare una scorciatoia come il tradimento di Enfialte insegna..
Il paragone è incalzante con l’attuale contesto europeo dove dilaga senza regole il fenomeno del tax-shopping: aziende e contribuenti che si spostano là dove più conviene e Stati (sovrani?) che si inseguono a colpi di aliquote agevolate e imposte sostitutive. Moralmente deprecabile, patriotticamente poco decoroso, ma cosa fare? Combattere in un campo ormai avverso tracciato dalle norme comunitarie – turboliberiste – e scontrarsi senza successo come gli immortali o anche resistere sdegnosamente come gli spartani del terzo giorno ormai accerchiati e perire? Purtroppo la ragione di Stato lascia poco spazi ai sentimentalismi ed impone – soprattutto in periodi di tagli di spesa e deficit galoppante – di confrontarsi con la realtà (e la slealtà) degli altri partner continentali.
La nuova normativa fiscale non può quindi che trovare un – rassegnato – accoglimento, confidando che possa attrarre contribuenti stranieri i quali – oltre versare l’imposta sostitutiva – acquistino case, beni, si nutrano e diano lavoro in Italia diventando anche – nei loro paesi d’origine – nostri testimonial. Come sempre – tuttavia – non basta un solo provvedimento per cambiare il corso della storia e la misura dovrà essere accompagnata – a parere del sottoscritto – da due distinte linee d’azione.
Da un lato è opportuno un coordinamento fra vari ambiti del diritto, perché l’ingresso stabile nel nostro territorio di cittadini stranieri – con elevata capacità di spesa e plausibile non verdissima età – ha riflessi anche in materia di regime patrimoniale e risvolti successori. Su questo secondo punto – in particolare – è bene ricordare l’introduzione del certificato successorio europeo che vede – in Italia – la competenza esclusiva del Notaio. In breve, non basta attrarre: è altresì necessario creare uno scenario giuridico che dia totale sicurezza a chi decide di trasferirsi nel nostro Paese.
Da un diverso punto di vista è opportuno valutare l’effetto “demoralizzante” sul contribuente italiano, che si vede sempre più vessato a fronte di trattamenti di favore riconosciuti ad altri. La circostanza ha ovvie ricadute sul senso di appartenenza al nostro Paese (voce maligna: forse è voluto?) con conseguente disaffezione e minore fedeltà (diciamolo: anche sul lavoro in ambito pubblico ed anche fiscale). L’auspicio è che le – eventuali e sperate – risorse in più siano destinate a politiche soprattutto a favore della famiglia per trasformare quello che è – alla fine – un privilegio per pochi, in un vantaggio per tutti ed un invito alla speranza per l’Italia intera.
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