Rapide novità dal DDL concorrenza

da | 31 Ago 2017 | notariato, politica

La saggezza popolare ricorda come la gattina frettolosa fece i gattini ciechi, ma di certo non è questo il caso del disegno di legge sulla concorrenza, che ha impiegato trenta mesi di gestazione per trovare l’approvazione di entrambi i rami del Parlamento. Tanto travaglio è da solo indicativo della modestia (per essere cortesi) del prodotto finale, mera espressione di ricerca di visibilità politica di chi – fallendo come Ministro al servizio del Paese, e ci si riferisce a Carlo Calenda, titolare del dicastero dello Sviluppo (?) Economico – non trova altro modo per cercare di riciclarsi. Volendo tuttavia lasciare ad altri momenti un più puntuale approfondimento di alcuni dei temi toccati dalla nuova normativa – entrata in vigore lo scorso 29 agosto – se ne riporta ivi un breve riepilogo circa alcuni rilevanti aspetti.

E’ stato introdotto l’obbligo di preventivo scritto – in forma digitale e cartacea – per tutti i professionisti, con indicazione “di massima” dei costi e loro illustrazione puntuale. Si rende così normativamente dovuta una prassi già ampiamente diffusa, con il rischio evidente di aumentare il contenzioso. Se la pratica diventerà – e può accadere – più complessa per intervenute successive criticità e il cliente chiederà di attenersi al preventivo iniziale, il professionista dovrà (e potrà) abbondare a metà dell’opera quanto svolto e farsi il liquidare il dovuto?

Porte aperte alle società di capitali per l’esercizio dell’attività legale, con il solo obbligo di avere almeno 2/3 dei soci avvocati iscritti all’albo. Ennesimo regalo a banche e lobby finanziarie (che potranno così costituire veicoli ad hoc con cui operare anche in quel mercato condizionando la distribuzione del lavoro e – seppur in minoranza all’interno della compagine – comunque dirigerne l’attività in forza di peculiari patti sociali) nonché creazione di una nuova categoria di rentiers: gli avvocati anziani o i loro poco svegli eredi (comunque abilitati) che sfrutteranno – protetti dallo strumento societario – il lavoro di colleghi con maggiore qualità ma minori possibilità economiche. E la mobilità sociale diventa sempre più un miraggio.

Si è sfruttata l’occasione anche per introdurre una disciplina organica del contratto di leasing (commi 136-140) che cessa così di essere un contratto atipico. Intento lodevole, esecuzione che lascia più di un dubbio, considerando soprattutto che già nella legge di stabilità 2016 veniva autonomamente normato l’istituto del leasing abitativo. Quest’ultimo, inoltre, continua a lamentare una ricostruzione fiscale lacunosa e che – in un’applicazione tuzioristica – lo rende assai meno convenente di altri strumenti diversi ma con finalità riconducibili (ad esempio il contratto preliminare con effetti anticipati). E’ evidente che un maggior coordinamento e l’inserimento di una disciplina tributaria univoca sarebbero stati decisamente più utili, ma al MISE – come già visto – avevano troppa fretta di bastonare le professioni per studiare le questioni di puro – ma anche pratico – diritto.

Per quanto riguarda i Notai – invece – il legislatore è intervenuto su numero e competenza territoriale: più che raddoppiato il primo (da oltre 5.000 a circa 12.000), estesa la seconda a tutto il Distretto della Corte d’Appello (prima era limitato alla regione). Le si spacciano come misure per la concorrenza (e per abbassare le tariffe), si finge di non sapere che l’effetto sarà – per il singolo cittadino – esattamente il contrario. L’incremento quantitativo e dell’area di attività costringerà il settore – già provato negli ultimi 10 anni da un calo pro-capite dei redditi di oltre il 70%, percentuale che non ha eguali in nessuna altra categoria – all’associazionismo con figure apicali – che guadagneranno sempre più – a fronte di “associati” che vedranno ridurre i margini e la libertà professionale. Più associazioni significherà meno operatori singoli con una più facile gestione interna del mercato. Uno dei motivi dell’alto costo del carburante nel nostro Paese è dato dall’eccessivo numero di stazioni di servizio concentrate fra tanti – ma non equivalenti – operatori, ed infatti da più voci si chiede una razionalizzazione (leggi: riduzione dei distributori) del sistema. Se è così per i benzinai perché dovrebbe essere diverso per i Notai?

Si è introdotto altresì il “conto dedicato“: ogni Notaio dovrà incassare gli importi relative alle imposte (o ad altre somme a lui fiduciariamente devolute) su una posizione bancaria segregata destinata a tale esclusivo fine i cui interessi maturati saranno destinati a finanziare le PMI (tutti conosciamo gli attuali tassi d’interesse e quindi non si infierisce per educazione). La norma nasce sia per vincolare dette cifre (e renderle quindi non aggregabili da terzi o potenzialmente destinate alla successione) che per evitare che il Notaio si appropri delle stesse per fini personali. In entrambi i casi si tratta di giustificazioni risibili, perché da un lato bastava già il Codice Civile e dall’altro il Codice Penale (con le norme sul peculato). Il fenomeno – sicuramente non giustificabile e anzi da perseguire con la massima durezza – di Notai che hanno mal gestito le somme loro affidate o da destinare all’Erario è dovuto al già ricordato crollo dei redditi, all’assenza di tariffa e ad un progressivo disinteresse del legislatore per la professione (che però garantisce con la propria attività di raccolta – gratuita – delle imposte un fondamentale gettito per le casse statali). Invece che “conti dedicati” basterebbe un ritorno al passato per fare scomparire un fenomeno fino a pochissimi anni fa totalmente ignoto.

Accanto al “conto dedicato” è infine stato previsto il “deposito prezzo” che – in verità – ne costituiva il precursore, già introdotto dal legislatore a fine 2013, da allora in attesa di disciplina. L’istituto – in origine di applicazione obbligatoria ora divenuta facoltativa – permette all’acquirente di chiedere che il corrispettivo sia trattenuto fiduciariamente dal Notaio fino all’esatta esecuzione delle formalità nei Registri Immobiliari in modo che sia certa l’opponibilità erga omnes del trasferimento. Strumento interessante, ma quale venditore accetterà serenamente di attendere fino a 30 giorni (tanto consente la legge) prima di incassare il denaro dopo avere alienato la casa?

Sono purtroppo numerosi i protagonisti – di bassa statura intellettuale – della politica che stanno spacciando il DDL concorrenza come la risposta ai problemi del Paese. A loro – con una vena di triste ironia – non resta che rispondere con la battuta di un celebre personaggio di Corrado Guzzanti: “La risposta non la devi cercare fuori, la risposta è dentro di te. E però è sbagliata“.

Fabio Cosenza

Notaio

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