Ancora Notaio e ancora prove: la giustizia in marcia

da | 24 Set 2017 | notariato, politica

Il diario di bordo di Cristoforo Colombo narra come la notte dell’11 ottobre del 1942 – proprio un giorno prima di vedere terra e “scoprire” l’America – gli equipaggi delle tre caravelle scorsero nel buio luci di natura sconosciuta sulla cui origine gli storici – più o meno accreditati – ancora si divide. Incendi appiccati dai nativi sulla costa, bioluminescenza, addirittura UFO: tante proposte che però non mutano il significato più intimo di quell’evento, che rappresentò per il navigatore e i suoi uomini il segnale che la meta era ormai prossima.

Nel nostro quotidiano percorso per proporre e costruire una giustizia italiana più rapida, efficiente, utile per il cittadino (in breve: moderna!) siamo anche noi costretti a trovare una luce di speranza in ogni provvedimento o aggiornamento normativo che indichi come l’approdo possa essere reale. Era inizio luglio quando si poteva celebrare una novità nell’ambito delle assunzioni probatorie, ed ora è con altrettanta soddisfazione che – sul punto – si aggiunge un altro tassello.

La Cassazione Civile sez. II, con sentenza 19 maggio 2017, n. 12683, ha infatti chiarito che non commette illecito disciplinare sanzionabile ex art. 28 legge notarile (la temutissima nullità) il Notaio che autentica una scrittura privata contenente una dichiarazione di natura confessoria. Il provvedimento costituisce momento di importante svolta – soprattutto all’interno del notariato – perché elimina ogni preoccupazione relativamente alla ricezione di detti atti, su cui rischiava ancora di incombere la mannaia di contestazioni in sede di ispezione biennale.

Volendo tuttavia affrontare anche il contenuto della decisione della Suprema Corte è necessario sottolineare che nel provvedimento si ricordi come la dichiarazione confessoria autenticata dal Notaio non costituisca un atto processuale, né un atto volto a precostituire una prova utilizzabile in sede giurisdizionale, e la sua rilevanza è rimessa all’apprezzamento e alla valutazione dell’autorità giudiziaria. In breve: ammissibile sì, decisiva (ancora) no. Di certo – si aggiunge, in una domenica dove ancora si guarda la metà piena del bicchiere – utile ai fini della ricostruzione della vicenda processuale.

Un’altra luce nel buio della nostra giustizia eppure la terra ancora non si scorge. L’Espresso oggi in edicola ci ricorda come in Italia occorrano 1.600 giorni per avere una sentenza definitiva. Nel mentre non ci sono soldi per assunzioni, edilizia giudiziaria, ricambi nelle forze dell’ordine (anzi, soggette a nuovi tagli d’organico e di mezzi: chi farà poi le indagini e raccoglierà le prove?). In verità rapide ma strutturali riforme possono cambiare il corso degli eventi e rendere più snello (e produttivo per l’intero sistema paese) il mondo della giustizia. La devoluzione al notariato di una posizione sussidiaria a quella dell’autorità giudiziaria nell’assunzione probatoria – alla presenza dei legali, di cui nessuno vuole disconoscere il determinante ruolo di garanzia – è una scelta non più rinviabile. Chi ha il coraggio di volere il futuro?

Fabio Cosenza

Notaio

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