E’ nota l’espressione evangelica “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo” (Mt 21:42) che – senza entrare nella sfera religiosa – può ben ricordarci come il tema di materiali e tecniche costruttive fosse già sentito nella Galilea di duemila anni fa.
Nell’Italia moderna il legislatore è di recente intervenuto nel settore e – dando seguito al d.lgs. 25 novembre 2016, n. 222 – ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 aprile (n. 81) il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti datato 2 marzo 2018 contente l’elenco delle opere l’elenco delle opere che – a decorrere dal prossimo 23 aprile – potranno essere svolte in edilizia libera, senza necessità di alcuna autorizzazione.
Il numero degli interventi “semplificati” è decisamente ampio, toccando quota 58 (suddivisi in 12 categorie), ed è ancora provvisorio, essendo espressamente indicato nel Decreto che trattasi di una formulazione “non esaustiva”. L’ambito di applicazione spazia tra settori diversi, in ordine sparso ed esemplificativo: installazione dei pannelli fotovoltaici, rifacimenti interni che non incidono sulla planimetria, tinteggiatura, rimozione di barriere architettoniche, installazione di arredi da giardino, etc..
In breve, per tutti questi interventi non si rende più necessaria alcuna richiesta al Comune, potendo il privato procedere in totale autonomia.
Il tema era già stato oggetto di una prima analisi in sede di entrata in vigore del d.lgs. 222/2016. Richiamando quanto già detto in quella sede non si possono che riproporre non sopite perplessità.
Il provvedimento è stato infatti salutato con grande soddisfazione da pubblica opinione e (alcuni) operatori del settore, sottostimando, a parere del sottoscritto, i non banali insiti rischi. Il vero timore è che l’assenza di un seppur formale filtro pubblico induca i più ad evitare anche quello dei professionisti del settore (ingegneri, geometri, architetti) operando – nel più classico modello italiano – in proprio, con tutorial presi on-line o affidandosi all’amico dell’amico senza alcun titolo.
Tutto questo conduce a scenari poco rassicuranti.
In primo luogo emerge il – sentito – tema della sicurezza: soggetti improvvisati e totalmente digiuni plausibilmente ignorano la differenza fra strutture portanti e no, potendo – in sede di lavori “fai da te” – incidere sulla stabilità dell’intero edificio, con rischi per l’incolumità di tutti.
In secondo luogo vi è la questione – banalizzata nei primi commenti – del rispetto comunque dovuto alle normative locali e quindi la necessità di conoscerle, prima di intervenire. Già si profilano all’orizzonte prossimi episodi di conflittualità fra polizie municipali che contestano opere in verità non di edilizia libera ed i proprietari che sventolano pagine stampate da internet. Ed il tutto distogliendo gli operatori da problematiche molto più sentite, quale ad esempio quello della microcriminalità, a danno degli interessi di tutti.
Ed anche i rapporti di vicinato potranno esserne condizionati; soprattutto nei condomini i lavori nei singoli appartamenti diventano motivo di liti, con gli amministratori chiamati a risolvere le questioni ed appurare se gli interventi sono pienamente regolari. Da domani – senza titoli a cui fare riferimento – il loro compito diventerà molto più gravoso.
Ancora, proprio in un frangente in cui si cerca di andare verso un totale censimento – anche edilizio – dei singoli immobili, con iniziative lodevoli come il bollino blu delle aste notarili o la certificazione di conformità richiesta ormai da tanti Consigli Notarili, questo provvedimento rischia di ricondurci indietro di decenni, con interventi senza data, paternità e sicurezze.
In conclusione, come già scritto, è decisamente azzardato credere che la semplificazione sia un valore assoluto e che debba sempre e comunque passare con l’eliminazione di controlli che – in verità – sono a vantaggio di tutti. Soprattutto nell’edilizia – settore delicato per la pubblica incolumità e centrale per l’economia del Paese – è necessario procedere con enorme cautela.
Se da un lato non si può che convenire con l’opportunità di accelerare tempi e snellire di carico gli enti locali (già privi di risorse) dall’altro questo passaggio non può che passare tramite gli intermedi corpi professionali valorizzando meccanismi alternativi di tracciabilità degli interventi.
Il riscontro a questo primo elenco e alle modifiche dicembrine al Testo Unico dell’Edilizia è quindi una proposta, con un cambiamento per il futuro già tuttavia dalle possibili applicazioni odierne.
Guardando al domani, si invita il legislatore a ripensare la possibilità – per il privato – di procedere senza l’ausilio di operatori professionali del settore, che dovrebbero sempre rimanere come garanti della correttezza degli interventi, eventualmente in un contesto di tariffe fisse tali da garantire qualità della prestazione ed assenza di abusi.
In questo contesto si potrebbe altresì ipotizzare un titolo edilizio del singolo immobile (similare, nel richiamo, al titolo di proprietà) affidato – i luogo degli enti locali, sgravati così dal peso – ad esempio ai Notai, pubblici ufficiali naturalmente portati verso una funzione certificativa e conservativa dei documenti. In breve, ogni intervento andrebbe verbalizzato dal Notaio – anche qui secondo uno schema di tariffe fisse – e sarebbe così cristallizzato e consultabile da tutti anche in futuro, con costi limitati e tempi annullati.
Ma tutto ciò può già essere attivato dai singoli privati più attenti oggi, soprattutto nei condomini ove – come già sopra visto – maggiore è il rischio di conflittualità. E’ sufficiente una modifica al regolamento condominiale prevedendo un obbligo di comunicazione degli interventi da realizzare, anche se liberi. Tutto ciò potrebbe avvenire realizzando un vero e proprio documento edilizio dello stabile contenente tutti i precedenti e da alimentarsi nel corso degli anni. Ad un Notaio può essere dato il compito di depositario del materiale, in modo da garantirne la libera – ma tracciata – fruibilità e la conservazione sicura; quante volte, infatti, capita di non trovare più copie di vecchi titoli edilizi con affannose e spesso infruttuose ricerche?
Nell’epoca in cui la tracciabilità è un valore non possiamo pensare che proprio le nostre case e i mattoni con cui sono costruite ne siano prive; semplifichiamo, sì, ma con controlli alternativi che costano meno a tutti e danno più sicurezze a ciascuno di noi e facciamolo ora.
0 commenti