Lo scorso giovedì il Consiglio Nazionale di Notariato ha pubblicato il nuovo Rapporto Dati Statistici Notarili (DSN) da cui emergono i dati statistici su compravendite di beni immobili e mutui su fabbricati e terreni, posti in essere nel primo semestre del 2019.
Detto rapporto evidenzia la ripresa del mercato immobiliare anche nel primo semestre di quest’anno (+ 5,91% per le compravendite di fabbricati rispetto al primo semestre 2018), in continuità con la crescita che aveva già interessato la prima parte del 2018, rispetto al 2017.
Circa le compravendite di immobili ad uso abitativo, occorre precisare come le vendite da privati abbiano raggiunto l’88,63%, mentre la restante percentuale dell’11,37% rappresenti le compravendite da imprese costruttrici.
Per il 60% degli acquisti, inoltre, chi ha acquistato ha richiesto di beneficiare delle agevolazioni fiscali c.d. “prima casa”. Anche nella prima parte del 2019, pertanto, si conferma la prassi dell’acquisto come prima casa di oltre la metà degli immobili abitativi in tutta la nazione.
Le vendite di fabbricati strumentali, invece, costituiscono il 17,06% del totale (+ 4,84% rispetto alla prima metà del 2018) se parte alienante è l’impresa, mentre per l’82,94% (+ 4,80% rispetto alla prima metà del 2018) si tratta di compravendita di beni strumentali alienati da privati.
Con riferimento al prezzo di vendita, si registra un aumento esclusivamente per le nuove abitazioni ovvero quegli immobili alienati dalle imprese; lieve diminuzione, invece, per gli immobili oggetto di vendita da privati.
Nei primi sei mesi del 2019, ancora, continua a crescere il mercato per la vendita di terreni agricoli rispetto ai terreni edificabili, anche se l’aumento maggiore riguarda in verità questi ultimi.
Si è assistito, pertanto, ad un aumento degli atti di compravendita di fabbricati e terreni in tutta la Nazione (bene il Nord, in particolare Lombardia e Veneto; bene anche l’aumento a doppia cifra per Calabria ed Abruzzo; segno meno, al contrario, per Basilicata, Puglia e Umbria in cui si registrano dati in lieve ribasso rispetto al precedente anno). Tuttavia per i mutui e le surroghe v’è stato un leggero calo, rispetto alla crescita nel periodo precedente.
I finanziamenti sui fabbricati, in particolare, sono diminuiti dello 0,61%, mentre la percentuale negativa di quelli sui terreni edificabili ammonta all’1,59%.
Segno negativo anche per gli atti di surroga (-25,98%), solitamente più concentrate, però, nell’ultima parte dell’anno.
Se una crescita – nonostante il lieve calo nazionale – si è registrata in Calabria, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo, con un calo in Molise e Basilicata, resta stazionaria la richiesta di finanziamenti in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ove – anche in una fase di stallo – non si assiste ad un vero e proprio calo delle operazioni di finanziamento.
Da questi dati generali ci permettiamo di azzardare alcune riflessioni e anche – perchè no – previsioni a medio termine, nel solco anche di quanto già illustrato negli scorsi mesi.
Partiamo dalla fine: il calo della richiesta di finanziamenti e soprattutto delle surroghe è da ritenersi “naturale“, complici i tassi ormai minimi che riducono la concorrenza economica fra gli istituti, come già rilevato alcuni mesi fa.
Il rifinanziamento del fondo prima casa, oltre ad essere una vera e propria manna per l’intero comparto immobiliare, ha permesso di sostenere gli acquisti di chi non ha altra abitazione; è emblematico invece il calo dei mutui per operazioni su terreni edificabili, a testimonianza della diffidenza del mercato (costruttori e istituti) per gli investimenti a leva.
In breve, sono ormai lontani (per fortuna, si potrebbe commentare) i tempi di operazioni in gran parte – o addirittura totalmente – costruite sulle risorse concesse dalle banche, con non banali rischi di insolvenza. Ora la scena è dominata da operatori ben dotati di mezzi propri e strutture snelle, attorno ai quali operano immobiliaristi di più contenuto livello economico impegnati in operazioni spot (e magari con interessi diversificati) con maggiori capacità di resistere a momenti di invenduto.
Nel mentre i Comuni – come a Bologna – si muovono per arginare i fenomeni di affitti brevi, airbnb e frazionamenti in generale, ma è una battaglia che sono destinati a perdere. I centri storici delle grandi città sono proiettati verso un futuro immobiliare turistico o – per chi è sorretto da infrastrutture capaci di ben collegarlo con l’estero in generale e Milano in particolare, unico centro finanziario italiano di livello internazionale – terziario, con un inevitabile aumento di prezzi di vendita e canoni locativi. A beneficiarne potrebbero esserne – anche nel breve periodo – le zone periferiche, dove i corrispettivi sono più bassi e il ritorno, in ipotesi di acquisto e rapida cessione a fronte magari di piccoli interventi di recupero ovvero di locazione, decisamente maggiore.
E oltre la periferia resiste ancora la campagna, con le vendite di terreni coltivabili che continuano ad aumentare, anche perchè, oltre al romanticismo – che personalmente condivido – di Estaban Trueba in quel capolavoro che è “La casa degli spiriti” per cui “La terra è l’unica cosa che rimane quando tutto finisce“, c’è la più materiale e concreta politica comunitaria agricola che finalmente pare volere invertire il rapporto in forza del quale “più ettari hai più ricevi” in forza di una redistribuzione più equa della risorse (ma se sarà vero e cosa potrà succedere lo vedremo prossimamente).
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