Da pochissimo ho posto l’attenzione sui rischi in sede di costituzione per chi decide di aprire una SRLS (e per chi la consiglia) ed che ecco si profila – sempre per questo tipo societario – un nuovo pericolo: lo stop ai ristori.
Il Governo Draghi è infatti in “elaborazione” e tutti si stanno affannando ad immaginare squadra (finale) dei ministri (e viceministri e sottosegretari) e programma. In questo solco – in attesa di fornire una valutazione più puntuale – posso già anticipare come vi sia un documento capace di illiustrare le idee (recenti) del nuovo premier: la sua relazione presentata a fine 2020 al G30.
E’ però necessario – anche per motivi di chiarezza – fare un passo indietro. A gennaio 2021 con il quinto decreto ristori il totale delle somme stanziate a favore delle imprese in difficoltà ha toccato i 32 miliardi di euro. Si stanno tuttavia levando anche voi critiche, considerato che le risorse ormai sono finite e la situazione economica pare non migliorare (anzi, qualcuno rivede già al ribasso le stime per il 2021). Il tema di capire come e dove spendere inizia in breve a diventare centrale nel dibattito.
Ed è proprio in questo solco che diventa importante leggere ciò che Mario Draghi affermava poche settimane fa per intuirne – sul punto – la linea di governo. Il nuovo premier ha infatti chiarito due aspetti determinanti:
a) bisogna scegliere come allocare le risorse perché queste non possono essere sprecate per aziende comunque destinate al fallimento;
b) è necessario incoraggiare le imprese ad aumentare il capitale proprio al fine anche di limitare l’incidenza dell’indebitamento.
Se caliamo questa visione nel mondo imprenditoriale italiano le conseguenze sono chiare: i ristori dovranno essere rimodulati e a beneficiarne saranno solo le aziende sane, con maggiori possibilità di salvezza e crescita e con risorse (si legga capitale) già presenti.
In breve, l’esatto opposto delle SRLS che sono (come noto) in genere inattive, senze addetti, con capitale minimo (anzi: insufficiente) e aspettativa di vita limitate.
In questo scenario è facile comprendere che la scure dei tagli si abbatterà in primis su questo tipo societario, che rappresenta tutto ciò che non è utile per il nostro sistema economico. Volendo andare di previsioni è plausibile che le SRLS non trovino più accesso ai ristori ma neppure alle garanzie statali (come quella offerta da Mediocredito) dovendo – in particolare in questo secondo caso – dunque procedere a rientri rapidi delle linee di credito sfruttate.
Come evitare tutto ciò? Ad ora una sola soluzione posso suggerire: procedere ad una trasformazione da SRLS in SRL ordinaria, capitalizzare la società (almeno euro 10.000,00) e dimostrare di essere “imprenditori affidabili” per il sistema; il tutto – ovviamente – il prima possibile per non rischiare di essere tagliati fuori dalle nuove norme.
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