Il 24 gennaio è entrato in vigore il tanto atteso Decreto del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (Dm 7 dicembre 2023 n. 414 – c.d. “Decreto CER”).
Rimandando l’inquadramento generale della materia al precedente contributo, si vogliono qui brevemente evidenziare le principali novità.
Il provvedimento disciplina, in concreto, le modalità di incentivazione dell’energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili, stimolando la nascita e lo sviluppo in Italia delle CER e dell’autoconsumo diffuso.
Le potenzialità sono evidenti: il “Decreto CER” mette sul tavolo 5 GW di potenza incentivabile entro il 2027, di cui 2 GW beneficiari di contributo PNRR da allacciare entro giugno 2026.
Tutto ciò, attraverso 2 meccanismi di incentivazione:
un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal PNRR, rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei comuni sotto i 5.000 abitanti che supporterà lo sviluppo di 2 GW complessivi
una tariffa incentivante ventennale sull’energia rinnovabile prodotta (e condivisa) composta da una parte fissa, stabilita in base alla taglia dell’impianto e da una parte variabile, che cambia in funzione del prezzo del mercato dell’energia
I due benefici sono tra loro cumulabili.
Il provvedimento prevede che entro trenta giorni saranno approvate dal Gestore dei Servizi Energetici le regole operative per gli incentivi destinati alle comunità energetiche rinnovabili, mentre entro i successivi 45 giorni dall’approvazione delle regole, saranno attivati i portali tramite cui i cittadini potranno presentare le richieste per aderire alle CER e beneficiare dell’autoconsumo diffuso.
Affinché questo potenziale possa pienamente dispiegarsi, ci sono tuttavia alcuni temi da chiarire, come prontamente segnalato da uno dei principali addetti ai lavori: l’Associazione Italia Solare.
In primo luogo, occorre prevedere l’applicazione agli impianti a fonte rinnovabile già in esercizio: ai sensi dell’art. 3, comma 2 lett. C del Decreto CER, infatti, gli impianti che possono aderire ad una CER possono entrare in esercizio solo dopo la costituzione della CER; l’evidente rischio è che gli impianti ad oggi già avviati non sarebbero in condizione di aderire a una CER.
In secondo luogo, una possibile criticità risiede nell’accesso ai contributi a fondo perduto, risorse che, provenendo dal PNRR, dovranno essere utilizzate entro il 30 giugno 2026; è opportuno chiarire bene a chi spetta il contributo (alla comunità o all’investitore/azienda), onde evitare possibili ritardi nel reperimento delle risorse e nell’accesso al credito.
In attesa dei doverosi chiarimenti, il GSE metterà a disposizione sul proprio sito istituzionale documenti, guide informative e canali di supporto dedicati.
Sarà online, inoltre, un simulatore per la valutazione energetica ed economica delle iniziative, mentre è già disponibile la mappa interattiva delle cabine primarie sul territorio nazionale, oltre alle classiche “Faq”.
Si attendono quindi gli sviluppi operativi, considerando i numerosissimi progetti che – ora con maggiore consapevolezza – sono pronti a lanciare le comunità energetiche rinnovabili.
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