In un paese travagliato da crisi economica e quotidiane vicende di disinteresse per la res publica, un dato permette il fiorire di un sorriso: la sempre maggiore diffusione del cosiddetto “testamento solidale”.
Questa espressione, più che indicare l’atto giuridico, identifica un momento di “attenzione”, nella redazione del testamento, a soggetti, generalmente privati, che operano nel cosiddetto terzo settore e si dedicano alla cura di chi ha più bisogno d’attenzione.
I dati sono decisamente incoraggianti e vedono, negli ultimi dieci anni, un aumento a doppia cifra dei lasciti “solidali”, che finiscono così per essere una importante voce nella raccolta fondi di tante organizzazione.
Ci si interroga sul successo dell’istituto e sulla sua crescente diffusione. Si parte da una concezione, assai romantica, che muove dal concetto di “Volksgeist”, per cui noi Italiani risulteremmo più attenti a certe tematiche, per giungere fino ad analisi più concrete che sottolineano i – riusciti – tentativi di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Un ruolo importante, va detto con orgoglio, è stato ed è ancora giocato dal Notariato, impegnato in un continuo lavoro – anche comunicativo – in materia.
E’ corretto e necessario sottolineare come testamento solidale non significhi necessariamente testamento pubblico (o per atto notarile); chiunque può pensare agli altri anche con poche righe scritte di proprio pugno. Ovviamente, complice la delicatezza della materia e l’impossibilità di una correzione ex post è di certo consigliabile valutare l’opportunità di affidarsi a chi possa dare un contributo giuridico concreto nella redazione.
Le prospettive per il futuro? Se si continuerà in questo percorso di diffusione e sensibilizzazione è plausibile vi sia un ulteriore incremento delle disposizioni a favore di soggetti impegnati nel sociale. Di certo sono ancora lontani numeri e modelli statunitensi dove è prassi – soprattutto per le persone più agiate – destinare, già in vita o in sede di successione, una parte assai cospicua del proprio patrimonio a scopi “pubblici”. In tutto questo potrebbe anche incidere una revisione dell’imposta di successione in termini più gravosi, tali da rendere “conveniente” il testamento solidale. Il tema è sempre molto caldo, e negli ultimi mesi risulta alimentato sia dalla voracità dello Stato centrale in disperata continua ricerca di risorse che dal noto contributo in materia dell’economista francese Thomas Piketty.
Personalmente, nutro seri dubbi che un aumento delle imposte di successione possa in generale combattere la diseguaglianza reddituale sempre più accentuata (come pare suggerire Thomas Piketty) ed in particolare contribuire alla diffusione di lasciti socialmente orientati. Più brutalmente, spingerà chi ha possibilità e strumenti ad utilizzare istituti giuridici oscuri e paradisi fiscali lontani per occultare il proprio patrimonio, finendo così per gravare su chi – senza vie di fuga – si troverà a pagare e, plausibilmente, svendere beni per sostenere il carico fiscale. La diseguaglianza non può essere contrastata con maggiori tassazioni ma solo con obblighi di trasparanza e meccanismi di tutela dei soggetti deboli; meccanismi fra cui il Notariato, ad oggi e di tipo latino come lo conosciamo in questo e tanti altri paesi, ha rivestito un ruolo importante. E per i testamenti solidali si continui in questo percorso di sensibilizzazione: la solidarietà e l’attenzione verso ogni soggetto svantaggiato, in ogni momento ed ogni contesto, devo diventare di moda.
0 commenti