Il quotidiano “La Repubblica”, in un articolo del 16 ottobre a firma Ettore Livini, ci informa di una interessante – e condivisibile – iniziativa dei Notai greci a difesa dei propri cittadini nonché – esagero, ma non troppo – della sovranità del proprio Paese.
Ad Atene “regnava” ancora Antonis Samaras quando la Troika, per salvare i pericolanti istituti ellenici (e di rimando, le ben più grosse banche francesi e tedesche che li avevano foraggiati), imponeva, a cavallo fra il 2012 ed il 2013, la vendita all’asta di tutte le case di proprietà di inquilini in ritardo con il mutuo. Il Governo greco ha tentato di prendere tempo, il passaggio alla sinistra di Alexis Tsipras e il trionfo del no (OXI!) al referendum del 2015 sembravano salvare i proprietari di immobili, in parte colpevoli per non potere restituire i finanziamenti concessi ed in parte vittime di una crisi (di debito privato, e non pubblico) le cui responsabilità sono ben più settentrionali di quanto la vulgata corrente narri.
Tuttavia, la minaccia di troncare ogni aiuto finanziario al Paese, in assenza delle cosiddette riforme (rectius: tagli indiscrimati e privatizzazioni in cui le risorse strategiche greche sono regalate – tragica ironia – a soggetti pubblici stranieri, come accaduto al porto del Pireo ora cinese o agli aeroporti, nelle mani dello stato federale tedesco dell’Assia) ha vincolato le mani dell’esecutivo ellenico, costretto a procedere, risparmiando – per quanto riguarda le esecuzioni immobiliari – solo i cittadini meno abbienti, ma travolgendo altri minimi requisiti come l’abitazione principale o la numerosità del nucleo famigliare.
E proprio quando tutto sembrava scivolare verso un poco sereno epilogo – fra contestazioni di piazza e famiglie già in strada – arriva il colpo di scena, ad opera dei notai; i colleghi greci, infatti, contestando la scarsa chiarezza delle nuove regole imposte in tema di aste, hanno iniziato a disertare gli appuntamenti, paralizzando l’intera procedura. Enormi sospiri di sollievo non solo fra i cittadini, ma anche nei palazzi della politica, dove un sempre più isolato Alexis Tsipras raggranella così un po’ di tempo. La vicenda non è ovviamente chiusa – come reagirà Bruxelles? – ma ricorda a tutti noi la centralità (e la necessità del ruolo del Notaio).
I colleghi greci, infatti, con la loro netta presa di posizione, rischiano professionalmente per salvare un Paese. La Troika già chiedeva di spazzare via la categoria ed ora la furia turbocapitalistica contro il notariato non potrà che aumentare; forse il prossimo memorandum chiederà – in luogo della liberalizzazione – la.. deportazione. Quanto accaduto però chiarisce in maniera netta perché (certe e notorie) istituzioni pubbliche e private internazionali si spendano, fra studi di scarsa scientificità, campagne pubblicitarie di stampo demagogico, attività lobbystica in sede parlamentare, nella demolizione del ruolo del Notaio: perché non tollerano un controllo esterno, indipendente ed autorevole in quanto discendente direttamente dalla potestà dello Stato, sui traffici giuridici. Controllo che – è chiaro a tutti coloro che non sono in malafede, come il caso greco rende ancora più palese – tutela i più deboli, le fasce della popolazione in difficoltà, dalle mire rapaci di chi, con le mani libere, vuole procedere – in spregio ad ogni regola – verso un’ulteriore concentrazione della ricchezza. Non è un caso che tutte le economie emergenti in nazioni che vedono nel nuovo benessere il primo strumento di riconoscimento internazionale (il blocco ex-comunista ma anche la Cina su tutte) si dirigano verso un modello giuridico che prevede la figura del Notaio, strumento di sovranità, prima ancora che figura giuridica.
Negli ultimi anni nel nostro continente politica e una certa cultura hanno rincorso la figura del “padre” o “madre” dell’Europa, nel vano tentativo di ricondurre ad unum una pluralità di realtà sociali e storiche. Si sono organizzate mostre ed eventi di vario tipo che prendevano questo spunto nel titolo (a mente, sono stati additati come padri dell’Europa i Celti, Carlo Magno, Federico II) o si è ripreso il tema sulle testate giornalistiche. Nella fase più acuta della crisi ellenica in molti hanno difeso Atene invocando la Grecia classica come “madre dell’Europa”, che non poteva essere messa alla porta da Bruxelles. Fatico – da profano e mero lettore di studi storici – a trovarmi in questa ricostruzione (nulla vedo della classicità nel nostro Continente), e pertanto, sul punto, rivolgo lo sguardo più ad oggi più che ad ieri; prendiamo esempio dai coraggiosi Notai greci perché il nostro operato sia sempre finalizzato alla tutela dei nostri cittadini.
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