Mercoledì 7 dicembre il redivivo Senato della Repubblica salvato alla rottomazione dal NO referendario ha concesso l’ultima (di quasi 80) fiducia al Governo Renzi, approvando la legge di bilancio (o manovra di stabilità). L’ultimo atto – non rinviabile – dell’Esecutivo travolto dalla negativa risposta popolare alla riforma della Costituzione contiene alcune novità che è opportuno segnalare e che investono direttamente molti campi interessati dall’attività notarile.
Sono confermate e prorogate fino al 31 dicembre 2017 le detrazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie, riqualificazioni antisismiche ed energetiche (nonché acquisto di mobili). La misura era attesa ed è ormai ogni anno ciclicalmente riproposta. In questa sede si ricorda, in particolare, l’importanza di disciplinare la questione in sede di atto di compravendita dei beni immobili: in assenza di diversa indicazione le detrazioni non ancora godute alla data di vendita saranno devolute all’acquirente.
Un’importante novità – invece – riguarda l’estensione della possibilità di avvalersi dell’equity crowfunding dalle start-up innovative a tutte le piccole-medie imprese. Il tema era già stato parzialmente anticipato dall’ex Ministero Pier Carlo Padoan ed oggetto di alcune considerazioni, che si richiamano. La decisione è sicuramente da applaudire e cerca di dare una risposta al vero grande problema che affligge le imprese italiane: la difficoltà di accesso al credito. E’ altresì necessario aggiungere che i portali tricolori di equity crowfunding ad oggi non pare abbiano riscosso un enorme successo (così come i famosi cosiddetti “minibond”). Nei prossimi mesi si potrà valutare l’effettivo impatto della novità, anticipando fin d’ora come la stessa – per avere concreta diffusione – necessiti forse di un accompagnamento agevolativo fiscale; sul punto si tornerà tuttavia anche infra.
Vi è in presenza di una proroga anche per quanto riguarda la rideterminazione del valore di acquisto dei terreni e delle partecipazioni; già prevista nella precedente legge di bilancio, la quale a sua volta si poneva in continutà con le annate 2014 e 2015, risponde alle generalizzate aspettative. In particolare non muta l’aliquota di affrancamento (unico aspetto su cui si rincorrevano diverse opzioni) ancora pari all’8%.
Risponde invece a una richiesta a più voci la riapertura della possibilità di procedere alla assegnazione o la cessione agevolata ai soci ovvero la trasformazione in società semplice che ha visto commercialisti e notai impegnati in una folle corsa che si è conclusa lo scorso 30 settembre. In breve si ricomincia, dal 1 gennaio 2017 fino al 30 settembre prossimo venturo, con medesime aliquote e l’esclusione di un efficacia retroattiva. Nell’attesa di ulteriori chiarimenti – magari non allo scadere – sul tema, si richiama quanto da ultimo offerto dall’Agenzia delle Entrate, con una piccola nota: la presenza di ancora tanti profili dubbi – soprattutto in ambito fiscale – è forse stata determinante nel successo dell’agevolazione che anche questa riapertura sembra certificare come assai modesto.
Buone notizie anche per il mondo agricolo, con la riproposizione delle agevolazioni fiscali di cui all’art. 9 del d.P.R. n. 601/1973 nei casi di trasferimento della proprietà a qualsiasi titolo dei fondi rustici nei territori montani, finalizzati all’arrotondamento della proprietà contadina. In breve, si torna a imposte di registro e ipotecaria in misura fissa ed esenzione dall’imposta catastale per gli atti interessati; una bella boccata d’ossigeno per tante zone del Paese dove la rinuncia alla proprietà pare essere diventata l’opzione più gettonata in luogo del recupero dei terreni. I coltivatori diretti e gli IAP possono anche salutare l’IRPEF per i redditi dominicali e agrari relativi a terreni da looro dichiarati per gli anni 2017, 2018 e 2019. In agricoltura si può quindi brindare – rigorosamente italiano – in questo fine 2016, e non solo per l’annunciata eccezionalità dell’annata.
Enorme preoccupazione e rammarico, invece, alimenta la decisione di prevedere la sottoscrizione, con firma elettronica avanzata autenticata, dell’atto costitutivo e delle successive modifiche di start-up innovative. Tralasciando l’ennesimo salto nel vuoto (qui si va oltre al mero atto costitutivo; si va oltre alla firma elettronica qualificata), è anche spiacevole tornare su un tema ove le critiche si sono sprecate, e che vede ancora un procedimento in essere innanzi alla Giustizia Amministrativa. Qualche commentatore in mala fede ha parlato di coraggio dell’Esecutivo in materia; considerando i rischi annessi ad una pronuncia sfavorevole e ai profili già evidenziati di tracciabilità e controllo in ambito societario (mentre l’Europol lancia l’ennesima allerta – codice Hydra – sui Panama Papers l’Italia sembra candidarsi a culla dell’opacità) il termine più esatto è follia. Peccato che a pagare non sarà chi è già stato bocciato dalle urne referendarie ma l’intero sistema Paese.
Sempre in ambito start-up si è anche insistito sul versante agevolazioni fiscali prevedendo l’aumento dell’aliquota unica di detrazione ad un generale 30% e con l’innalzamento della franchigia – per le sole persone fisiche – ad euro 1.000.000 (rimane invariato – 1,8 milioni – per le persone giuridiche). Sono inoltre eliminati – in sede di atto costitutivo – l’imposta di bollo ed i diritti di segreteria. Viene in compenso aumentato il periodo in cui è necessario mantenere l’investimento, che ora diviene triennale. Richiamando quanto già sopra evidenziato va chiarito come il “mercato delle start-up” sia “drogato” da agevolazioni e benefici di vario genere. Il problema resta tuttavia sempre quello dei finanziamenti (anche se la garanzia di Mediocredito è un fondamentale aiuto: su quanto verrà poi rimborsato si dovrà aprire un confronto che temo sarà doloroso fra alcuni anni..) a cui si accompagnano le altre criticità note del sistema Italia: giustizia lenta, modesta internazionalizzazione, rischio infiltrazioni criminali. A maggiori benefici devono accompagnarsi più stringenti controlli; il nostro legislatore continua – invece – a regalare soldi pubblici lasciando che il sistema “si auto-gestisca”: al MISE si sono barricati gli ultimi “zan-ryū Nippon hei” della “hidden hand“.
Sono prorogate, invece, fino al 30 giugno 2017, le agevolazioni per chi acquista in sede di aste giudiziarie con ampliamento del termine di rivendita da 2 a 5 anni. Sul punto si ricorda che il regime di favore prevede imposte di registro, ipotecaria e catastale fissa (euro 200,00) per l’acquirente impresa che procederà poi a rivendere nei termini visti e, limitatamente alle persone fisiche, per gli acquisti prima casa. Sull’intervento mi ero già espresso in misura critica: ne capisco la riproposizione (ormai si tenta qualunque cosa per dare ossigeno al mercato immobiliare) ma ripresento le perplessità. Esecuzioni e case (e magazzini, e uffici, et coetera..) pignorati ormai schiacchiano i Tribunali italiani. Vendere in fretta può sembrare la cura più semplice, ma è come mettere una pezza ghiacchiata su un contagioso a letto con la febbre: la temperatura si abbasserrà, ma la malattia continuerà a diffondersi. Per questo motivo accanto ad una normativa fiscale di favore che possa contribuire a smaltire l’arretrato è necessario prevedere strumenti di maggior controllo e responsabilizzazione nell’erogazione del credito e che garantiscano certezza – anche in termini di tempistica – nell’attività di recupero. In breve va resa meno attraente la possibilità di “non rimborsare”. Ma in un Paese dove con un euro e zero spese si può costituire una società a (ir)responsabilità limitata tutto questo pare un miraggio.
Concludendo, una legge di bilancio di corsa (in un altro periodo dell’anno e in un’altra Repubblica si sarebbe quasi definita “balneare”, considerata la caduta dell’Esecutivo) che per quanto riguarda notariato (rectius: certezza del diritto, perché questo garantisce il Notaio) e ambiti affini lascia ombre e luci. L’attenzione all’agricolatura va sicuramente applaudita, soprattutto dopo mesi in cui – e la guerra dell’olio ne è stato un esempio – vi sono stati più motivi di timore che di sorriso. La proroga di agevolazioni varie insiste nel tentare di sollecitare gli investimenti, ma da sola – seppur positiva – non può rianimare il Paese. Sulle start-up infine, l’Italia si gioca il futuro; purtroppo il fu Esecutivo pare essersi seduto ad un tavolo di poker con le carte da briscola, e, una volta sollecitato sulla follia della situazione, aver insistito nel lanciare assi e tre spacciandoli per “carichi”. Malauguratamente, l’unico carico è quello che grava sulle nostre imprese, affossate da mancanza di certezze e dopate da promesse di minor “burocrazia” che invece nasconde solo il crollo dei bastioni della legalità. Sul punto, confidiamo in maggiore attenzione da parte del prossimo Governo, perché 1.000 giorni sono già stati persi e oltre non vorremmo andare.
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